lunedì 20 febbraio 2017

IATROPATIE QUESTE SCONOSCIUTE (*)



Mentre si rivedono e si riascoltano servizi radiotelevisivi che associano l’omeopatia a pratiche sciamaniche, non mi risulta che altrettanta attenzione critica venga dedicata alle iatropatie.                Eppure i danni di terapie sintomatiche soppressive (dei sintomi) sulla salute di tutti noi e sull’economia sono incalcolabili. 
               Il crescente ricorso alla medicina omeopatica allarma sempre più i fondamentasti allopatici: essi, dando per scontato che ogni sostanza somministrata a fini terapeutici  dovrebbe agire per via chimica, riscontrando che rimedi omeopatici non contengono neanche un  atomo, ritengono che un eventuale risultato terapeutico dopo l’assunzione di tali rimedi sia attribuibile a  effetto placebo: ignorano che  alla ricerca omeopatica oggi  partecipano attivamente fisici nucleari?
               Mentre nessun omeopata che si rispetti, nel somministrare un rimedio omeopatico, ritiene o farà credere che  esso contiene molecole o atomi, i detrattori di questa medicina si mostrano legati a una concezione presocratica della materia: paradossalmente curioso che  tra i più acerrimi sostenitori di questa tesi vi sia chi conduce un programma di divulgazione scientifica sulla rete ammiraglia della RAI intitolato Superquark!
               Che i rimedi omeopatici siano carichi energeticamente mi consta personalmente, dal momento che ho avuto modo di constatare che, poste le confezioni in contatto con sorgenti di radiazioni, dal cellulare agli apparecchi radio, televisivi ecc,. si disattivano così come con le sostanze balsamiche. Pertanto, durante una cura omeopatica, non si adoperano i comuni dentifrici e  per  l’igiene  della  bocca  si  usano  gli appositi dentifrici oppure lo si fa, più economicamente, con bicarbonato di sodio.  
       Partito da posizioni analoghe a quella dei summenzionati fondamentalisti della scienza (vera contradictio in terminis!), poi venni indotto a prendere in seria considerazione tale metodica in base alla ripetuta osservazione degli effetti patogenetici dei suoi rimedi.
> > >Forse queste loro certezze verrebbero scosse se essi provassero a seguire - attendendosi alle precauzioni previste  per l’uso di rimedi omeopatici - quel che  il decano e compianto prof. Antonio Negro, padre  della medicina omeopatica italiana, suggerì a uno dei più ostinati “miscredenti” (che poi, accolto il suggerimento, divenne direttore di uno dei più importanti istituti di Medicina Omeopatica), ossia di  assumere una dose unica  di Sulfur alla 200 CH, in assenza di specifici “sintomi guida” per cui sarebbe stato indicato; oppure, come  doverosamente fanno gli aspiranti omeopati, sottoporsi al “proving omeopatico”.
> > >    Ottenere effetti suggestivi è un’esperienza non esclusiva dei medici.      Ad essi si appellano quanti  contestano l’omeopatia senza conoscere i cosiddetti effetti patogeni dei rimedi omeopatici e sottovalutando l’efficacia in campo veterinario e in quello pediatrico. Effetti patogenetici si possono osservare sia in chi si autocura impropriamente con i rimedi omeopatici, senza avere il quadro clinico corrispondente oppure come avviene negli aspiranti omeopati che si sottopongono all’assunzione di tali rimedi a doppio cieco durante il suddetto proving.
               Per avere un’idea delle distanze tra i criteri terapeutici allopatici e quelli omeopatici,  accenno a una verifica, eufemisticamente ingenua, dell’efficacia  dei rimedi omeopatici, che alcuni anni fa venne attuata da parte di allopati: un gruppo di pazienti reumatici trattato con antireumatici, un altro con un unico rimedio omeopatico! (non tenendo in debito conto che, per ogni diversa forma clinica di reumatismo ciò che consente all’omeopata la scelta di un rimedio è il “sintomo guida” che è diverso per ogni quadro clinico rispondente alle  caratteristiche patogenetiche del rimedio che sarà scelto)  e l’altro, di controllo, con placebo. Come volevasi dimostrare… per  gli allopati, risultò che gli effetti dei rimedio omeopatico erano  simili a quelli del placebo.
> > >    Per  rendere chiaro che lo scrivente non sia tanto sprovveduto da confondere autentici effetti terapeutici con quelli placebo, di questi ne riporto alcuni paradossali che mi sono occorsi durante la mia pratica di medico generico e che mi sembrano più  significativi.

                                                                                                                                                                 
.................................................
                Praticavo la professione  al natio borgo, ai piedi dell’Aspromonte allora sprovvisto di farmacia. Ero agli inizi e venni chiamato a visitare un quasi novantenne convalescente di una  polmonite e in stato di anasarca, ossia di edema diffuso a tutto il corpo per insufficienza cardiaca. L’abitazione era una baracca di quelle che erano rimaste dopo il terremoto del 1908. Ovviamente, gli spifferi non aiutavano la guarigione e quella sera imperversava tempo di profondo inverno.
> > >      Anche perché era un tipo litigioso, nessuno sarebbe stato disposto a fare a piedi, per lui, i due km per spedire una ricetta  in farmacia. Non avevo altra scelta che trovare qualcosa nei miei pochi campioni. Nell’uscire da quella baracca, lui con un fil di voce mi pregò di cercare pure qualcosa per la moglie che si vergognava di dirmi che da diversi giorni non andava di corpo. Trovai alcune supposte di un  prodotto di sparteina e teofillina e altre di glicerina. Ne presi due dell’uno e dell’altro prodotto e consegnai le due di sparteina e teofillina a lui e le altre due alla moglie.
> > >    La mattina dopo, con una certa circospezione, mi avvicinai alla baracca e cercai attraverso la parte superiore della porta divisa orizzontalmente in due, di constatare il decesso. Invece trovai lui sollevato con diversi cuscini e con un netto miglioramento dell’edema e lei che sfaccendava molto più arzilla della sera precedente. Vicino al letto un capiente orinale pieno e mi dissero che ne avevano gettati altri due, pieni  anch’essi.
> > >     Mentre cercavo di dissimulare la mia sorpresa, con un certo compiacimento pensavo all’inatteso straordinario effetto della sparteina e teofillina, osservai delle cose biancastre appiccicate sul pavimento. Alla mia domanda, lui mi spiegò che le supposte che avevo dato a lui,  erano mollicce, perciò aveva adoperato una di quelle che avevo dato per la moglie, cioè di glicerina. Non mi rimase che sforzarmi a dargli ulteriori consigli a lui e a lei e  di guadagnare al più presto l’uscita, trasecolato.
> > >    Prestavo allora servizio trisettimanale presso un ambulatorio di un’opera di beneficenza. Era quasi vigilia di ferragosto e mi stavo affrettando ad andar via anche perché l’ostetrica mi aveva avvisato di tenermi disponibile per un probabile mio intervento a un parto.
> > >    Giunse una donna di mezz’età,  alquanto emaciata, in gramaglie. Con voce supplichevole mi chiese di darle qualcosa per dormire perché non dormiva da quando era rimasta vedova, cioè da oltre dieci anni. Poi, sommessamente, mi confidò che era molto stitica. Caso volle che stavo riponendo nell’armadio un prodotto lassativo granulare.
> > >    Data l’ora, quasi le 14  e la fretta per la prevista urgente visita ostetrica, le detti una buona dose del lassativo dicendole, altrettanto sommessamente, che l’effetto lassativo l’avrebbe aiutata anche a dormire, assicurando che le avrei dedicato più tempo la prossima volta.
> > >    Lei per lassativo aveva inteso rilassante. Dopo qualche giorno tornò benedicendo me, la terra che mi reggeva e i miei che mi avevano messo al mondo, perché dopo tanti anni di insonnia, finalmente aveva preso sonno e dormito abbastanza bene. Ma la mia sorpresa divenne alquanto più difficile da dissimulare quando, per l’anima dei miei morti, mi supplicò di darle qualcosa per andare di corpo.
> > >     Forte di esperienze come queste, rimasi per anni ancorato alle conoscenze e alla pratica allopatica ignorando l’omeopatia e, quando venivo a conoscenza di persone che si curavano con rimedi omeopatici, tutt’al più le commiseravo. Pur  avendo avuto più volte l’opportunità di verificare i costanti risultati terapeutici ed ero giunto sul punto di  pensare che ignorandoli, era come attribuire anche alla digitale effetti esclusivamente placebo, poi ero rimasto ancorato  alla concezione “scientifica ufficiale” della medicina allopatica,
               Ciò che più mi indusse a prendere in considerazione l’omeopatia e ad approfondirne la conoscenza, frequentando un corso per tre anni alla scuola del compianto prof. Antonio Negro, più dei risultati terapeutici in veterinaria e in pediatria, sono stati i già citati effetti patogenetici,.
> > >    Rinunciai alla pratica clinica dell’omeopatia perché mi ero reso conto che si trattava di dedicarsi completamente ad essa e ame non rimaneva una tale disponibilità di tempo: intanto l’anamnesi deve essere molto più accurata e puntuale rispetto a quella usata dagli allopati e la disponibilità nei confronti dei pazienti deve essere  continua, costante, a tempo pieno, si deve tener conto oltre che di fattori costituzionali, caratteriali, delle abitudini, delle preferenze o delle avversioni alimentari, anche di molti altri fattori  facenti parte dell’ambiente fisico-naturale (macro e micro clima  ecc.).
> > >    In effetti, chi si dedica all’omeopatia, è perché ha avuto l’opportunità di verificarne i vantaggi rispetto alle cure allopatiche che, spesso, per risolvere un problema, ne procurano, con la repressione dei sintomi, i cosiddetti effetti secondari iatrogeni, altri e pure molto più gravi. La guarigione con cure omeopatiche condotte come si deve è invece, completa, definitiva e priva di effetti secondari indesiderati: “l’aggravamento” che  si può avere dopo la somministrazione di un rimedio omeopatico consiste in una salutare momentanea reazione dell’organismo come riattivazione del fisiologico processo di guarigione.
 
N. B. La voce  iatropatie, che non si trovava su internet fino a pochi giorni fa, ancora viene segnata in rosso.
 

Nessun commento:

Posta un commento